Cina libera il CBD, l'Italia strangola il Made in Italy: incompetenza o dittatura?

Cina libera il CBD, l'Italia strangola il Made in Italy: incompetenza o dittatura?

 

La Cina sta per legalizzare la produzione di CBD (cannabidiolo), un segnale di apertura da parte di uno dei paesi con le leggi antidroga più severe al mondo. Questa mossa, prevista a partire dal 1° settembre, segna un passo avanti per l'industria del CBD cinese, che fino a oggi era regolamentata solo in alcune province, come Yunnan e Heilongjiang. La regolamentazione nazionale permetterà un’espansione massiccia della produzione di CBD, con un impatto significativo non solo sull’economia interna ma anche sull’esportazione globale di prodotti a base di cannabis legale.

La Cina, già leader mondiale nella produzione di canapa industriale, potrebbe ora estendere la propria egemonia al settore del CBD, sfruttando la crescente domanda globale di prodotti derivati dalla cannabis. L'industria del CBD è infatti in forte espansione, con molte aziende nel settore della cosmetica, della salute e del benessere che integrano il cannabidiolo nei loro prodotti. La legalizzazione in Cina consentirebbe alle imprese di trarre vantaggio da questo mercato emergente, migliorando le prospettive economiche del paese.

Il CBD in Italia: Una realtà contrastante

In Italia, la situazione è notevolmente diversa. Sebbene la cannabis light sia stata legalizzata per uso industriale nel 2016, le normative sul CBD sono ancora ambigue. Il cannabidiolo non è riconosciuto né come sostanza terapeutica né come integratore alimentare, generando un vuoto normativo che ha portato a numerosi sequestri di prodotti a base di CBD e a incertezze per i produttori e i rivenditori. L’Italia, a differenza della Cina, mantiene una forte resistenza alla liberalizzazione completa del CBD, alimentata da preoccupazioni legate all’uso ricreativo della cannabis e all’idea che qualsiasi prodotto derivato dalla pianta possa essere dannoso.

Questa situazione di proibizionismo ha conseguenze significative sull’industria della canapa in Italia. Nonostante il potenziale economico, il settore si trova spesso bloccato da leggi contraddittorie e controlli severi, impedendo al paese di competere con i principali attori globali come Stati Uniti, Canada e, ora, Cina.

Conclusioni

La decisione della Cina di legalizzare la produzione di CBD rappresenta una svolta importante non solo per l'economia cinese ma per l'intero mercato globale del cannabidiolo. Al contrario, l'Italia, nonostante abbia una lunga tradizione agricola legata alla canapa, rimane indietro a causa di un approccio ancora troppo conservatore. La differenza tra i due paesi riflette l’evoluzione delle politiche internazionali in materia di cannabis e solleva interrogativi su come il futuro dell'industria del CBD si svilupperà su scala mondiale.

 

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