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Cannabis Light: UE Discute la Petizione sulla Filiera Italiana
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Un Passo Avanti per il Settore della Canapa
Il 17 marzo 2025, la Commissione PETI del Parlamento Europeo discuterà una petizione presentata per la cannabis light, sostenuta da tutte le organizzazioni agricole di settore. La richiesta denuncia le restrizioni imposte dalla normativa italiana sulla coltivazione, trasformazione e commercializzazione del CBD (Cannabidiolo), considerate in contrasto con il diritto dell’UE.
Secondo Cristina Guarda, eurodeputata e promotrice dell’iniziativa, questa discussione rappresenta un'opportunità fondamentale per salvaguardare le circa 3.000 aziende agricole e i migliaia di posti di lavoro legati al settore.
Le Restrizioni Italiane Cannabis Light e il Conflitto con il Diritto UE
L’attuale normativa italiana impone vincoli severi alla vendita del CBD, in contrasto con:
- La giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’UE (CGUE), che nel 2020 ha stabilito che il CBD non è una sostanza narcotica.
- La Direttiva (UE) 2015/1535, che prevede l’obbligo di notifica delle nuove regolamentazioni tecniche alla Commissione Europea tramite TRIS.
Inoltre, la Commissione Europea ha avviato un’indagine sulla conformità della normativa italiana, ma ad oggi non ci sono aggiornamenti ufficiali.
Possibili Sviluppi e Impatto sul Settore della Cannabis Light
L’inclusione della petizione nell’agenda della Commissione PETI è un passo importante per:
- Stimolare un dibattito istituzionale sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto UE.
- Favorire una regolamentazione più equa per il settore della cannabis light.
- Tutelare gli investimenti già effettuati da migliaia di imprese agricole e commerciali.
La decisione del Parlamento Europeo potrebbe influenzare il futuro del mercato italiano della canapa e del CBD, garantendo una maggiore sicurezza normativa per gli operatori del settore.
L'Appoggio del PPE e le Dichiarazioni di Flavio Tosi
L'importanza della petizione è stata riconosciuta anche dal Partito Popolare Europeo (PPE), che ha deciso di sostenerla su iniziativa di Flavio Tosi, europarlamentare di Forza Italia. Tosi ha dichiarato che vietare la cannabis light in Italia sarebbe "sbagliato e illiberale", sottolineando che nel resto d’Europa la sua produzione e commercializzazione è consentita.
Secondo Tosi, il divieto penalizzerebbe oltre 11.000 aziende agricole associate a Confagricoltura, Coldiretti, Cia e Copagri, molte delle quali guidate da giovani imprenditori. Queste realtà hanno investito ingenti risorse nel settore, contribuendo significativamente all’economia italiana.
"Non stiamo parlando di sostanze stupefacenti o di spacciatori, ma di una filiera seria che lavora una materia prima secondo rigorosi canoni scientifici e nel pieno rispetto della legislazione europea."
Tosi ha inoltre evidenziato che, se il divieto restasse in vigore, l'Italia diventerebbe l’unico Paese UE a vietare il CBD, portando il settore fuori mercato. Il prodotto resterebbe comunque disponibile online, penalizzando solo i produttori nazionali.
L’appuntamento del 17 marzo 2025 sarà decisivo per il destino della filiera della cannabis light in Italia. Con il supporto delle istituzioni europee, il settore potrebbe finalmente ottenere un quadro normativo chiaro e in linea con le disposizioni UE.