Cannabis Light: 30.000 Lavoratori a Rischio, in 100mila in Rivolta a Roma Contro la Repressione

Cannabis Light: 30.000 Lavoratori a Rischio, in 100mila in Rivolta a Roma Contro la Repressione

Roma torna a riempirsi di voci ribelli e slogan accesi. Sabato scorso, migliaia di persone hanno marciato per le strade della Capitale contro il nuovo DDL Sicurezza, che punta a soffocare non solo il dissenso ma anche un settore in crescita come quello della cannabis light. Una protesta infuocata, che denuncia la criminalizzazione di un mondo lontano da ogni stereotipo di "spaccio". Ma la vera domanda resta: perché questa caccia alle streghe?

La Manifestazione: Uniti contro la repressione

Il 14 dicembre, un popolo variegato composto da imprenditori della canapa, attivisti, studenti e lavoratori si è riversato nelle strade di Roma. “Non siamo spacciatori” è il grido che più volte si è alzato durante la protesta. Questa frase è diventata l’emblema di una lotta per la verità e per la sopravvivenza di un intero settore economico che rischia il collasso a causa del nuovo decreto.

L’iniziativa del governo di inasprire le pene e criminalizzare ulteriormente l’uso della cannabis light, una varietà con un bassissimo contenuto di THC (la sostanza psicotropa della pianta), ha generato rabbia e indignazione. A Roma, non erano solo i proprietari dei negozi o i coltivatori a manifestare: c’erano migliaia di persone, simbolo di un Paese stanco di una politica repressiva e miope.

La Falsa Equazione: Cannabis Light = Droga

Dietro il giro di vite sulla cannabis light si cela una profonda disinformazione. I prodotti con THC inferiore allo 0,5% non hanno alcun effetto stupefacente, ma vengono trattati come sostanze illegali a tutti gli effetti. Questa equazione, ingiusta e ideologica, mette in ginocchio un mercato che vale centinaia di milioni di euro e dà lavoro a migliaia di famiglie.

La narrazione dominante punta a confondere l’opinione pubblica: l’industria della canapa è vista come un cavallo di Troia per il mondo della droga, mentre in realtà rappresenta un settore agricolo moderno, sostenibile e sicuro. “Siamo lavoratori, non criminali”, ribadiscono i protagonisti di questa battaglia.

Un Settore a Rischio Collasso

La repressione voluta dal governo non ha solo conseguenze sociali, ma anche economiche devastanti. Le imprese della cannabis light stanno già registrando perdite enormi. Negli ultimi mesi, la stretta sui controlli e le chiusure forzate dei negozi hanno messo in crisi il settore, con la minaccia di far scomparire oltre 15.000 posti di lavoro.

Questa situazione ha un solo vincitore: il mercato illegale, che approfitta del vuoto lasciato dalla repressione. Perché negare ai cittadini un prodotto controllato e legale, spingendoli verso il buio dell’illegalità?

Cannabis: un Futuro Verde Ignorato

Mentre molti Paesi europei ed extraeuropei stanno legalizzando e regolamentando la cannabis, l’Italia sembra volersi ancorare a un passato proibizionista e inefficace. La canapa è una pianta dalle mille risorse: dalla bioedilizia alla cosmesi, dall’alimentazione alla medicina, il suo utilizzo offre opportunità economiche e ambientali straordinarie.

Le voci che si sono sollevate durante la manifestazione di Roma non chiedono altro che una visione più giusta e razionale. Una politica che abbandoni ideologie superate e dia spazio a un futuro verde e sostenibile.

La Lotta Continua

La protesta del 14 dicembre non è stata solo una marcia contro un decreto, ma un appello accorato a tutta l’Italia. La criminalizzazione della cannabis light è solo la punta di un iceberg che rischia di colpire il cuore dell’economia e delle libertà individuali.

Il messaggio è chiaro: basta con la repressione. L’Italia merita di più. Merita un futuro che guardi alla cannabis come una risorsa e non come una minaccia. I manifestanti lo sanno, il Paese lo sa: ora tocca alla politica ascoltare.

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